Quarta tappa di PugliaSlowTour: San Marco - Aqp - Vitamara - Cocolicchio
È domenica mattina, San Marco è sveglissima già alle ore 9: c’è la messa nella Chiesa nuova! Mentre sfilano le signore col vestito bello della domenica, noi siamo pronti con le nostre pettorine catarifrangenti, i nostri caschi e le nostre bici scattanti. Tutti in sella, affrontiamo col vento tra i capelli una ripida discesa, che ci conduce dritti dritti a contrada Cupa e al primo cancello giallo e nero dell’Aqp. Lo superiamo lateralmente e ci immettiamo in un tratto rettilineo che dopo alcune pedalate, tra querce, fichi e nespoli, ci conduce davanti al Relais il Palmento. È questa infatti zona di innumerevoli trulli – palmento che si alternano tra un vigneto e l’altro: siamo nel cuore della DOP Locorotondo. Riprendiamo nuovamente la strada dell’Aqp e pedaliamo letteralmente sull’acqua.
Dopo una fitta vegetazione, ad un tratto si apre un panorama meraviglioso: è il Canale di Pirro, dove, ahimè per lui, Pirro non c’ha mai messo piede. Il Canale infatti è un polje carsico, alveo dell’antichissimo fiume Cana che aveva origine da Monte Sannace e correva fino a raggiungere la piana olivetata di Fasano e Torre Canne, dove sfociava. Qui ci sono innumerevoli Pile, vasche scavate nella roccia dove si raccoglievano le acque meteoriche, buonissime per l’orto e per far abbeverare gli animali. Poi per un errore fonetico di labiali, da Canale delle Pile è diventato Canale di Pirro La sua orogenesi ha fatto sì che questa “valle” sia ad oggi una tra le zone più fertili di tutta la Puglia. Grazie infatti alla presenza di limo, qui vi è un’agricoltura fiorentissima: ciliegeti, seminativi, ortali e vigneti si susseguono a formare un patchwork degno di un artista.
È qui infatti la patria della Verdeca, è qui che si continuano a produrre le piantine di Pomodoro Regina che poi vengono spostate sulla costa perché le bacche diventino più sapide e turgide per la Ramasola, è qui che è nata e continua la fortunata storia del Barattiere, un piccolo melone che si raccoglie ancora acerbo e che non può mancare mai in estate sulle tavole dei fasanesi, per accompagnare la pasta col pomodoro oppure come ingrediente principale della “cialledda”. Guardando a questi fazzoletti di terra, marroni gialli o di un verde intenso a seconda delle coltivazioni, lo sguardo si posa su una strana torre in cima alla collina di fronte a noi: è la Selva di Fasano e quella torre è il cosiddetto “Minareto” o meglio la villa eclettica di Don Damaso Bianchi, il quale nei primi anni del ‘900 di quella meravigliosa dimora ne ha voluto fare un faro di culture in uno spirito del tutto ecumenico. Ricominciamo a pedalare superando altri cancelli dell’Aqp, finchè non giungiamo a Monte Tondo: siamo sul Ponte di Cecca!
È il ponte più alto dei 15 milioni di km di rete idrica che da Capo Sele dal 1915 regala a noi pugliesi, fino a Santa Maria di Leuca, la tanto desiderata acqua. Ma perché si chiama ponte di Cecca? Chi è questa Cecca? Qualcuno narra che fosse una fanciulla, morta misteriosamente, che si faceva vedere di notte, sotto forma di fantasma, lì sul ponte, a chi aveva il coraggio di addentrarsi nelle tenebre, magari per scovare il tanto agognato tesoro dei briganti. Quante storie affascinanti...beh, in effetti, quello è davvero un luogo molto bello quanto misterioso! Foto di rito e voliamo nel vero senso della parola verso il Canale di Pirro. Pedaliamo tra vigneti e masserie bellissime. Raggiungiamo Vitamara, dove di amaro non troviamo nulla se non le salite. Ed ecco finalmente Cocolicchio ed i suoi antichissimi trulli. Ci sono le luminarie: è in atto infatti la festa in onore della Madonna dell’Addolorata a cui è intitolata l’unica chiesetta presente, fulcro della piccola comunità cocolicchiana fatta di circa 300 anime. Prima di vedere la chiesa anche dall’interno, ci affolliamo tutti alla originale fontana incorniciata da un curioso arco...”di trionfo”. Ormai sono le ore 13 e arriva col suo meraviglioso sorriso Comasia. Ci porta cose buone: panzerotti a volontà da accompagnare con un ottimo vino bianco locale.
Ci sediamo sulla piazzetta della contrada, tra i trulli, e come si suol dire da queste parti “e che ti mangi!?”. Per finire Comasia aveva anche preparato due crostate di frutta su cui aveva posizionato, da vera chef stellata, anche dei fichi raccolti la mattina stessa. Sono ormai le ore 14,30 e arrivano due piccoli ometti sulle loro bici: sono Angelo e Luisandro, due fratelli, Cocolicchiani doc. Hanno con loro 8 bocce e un boccino e allora ne approfittiamo per giocare tutti assieme al gioco “nazionale” di Cocolicchio. Nel retro della chiesa c’è infatti un campo da bocce dove ogni estate si organizzano dei seguitissimi tornei.
I più esperti tra noi sono ovviamente i due fratellini che ci insegnano con tanta pazienza le regole del gioco. Due minuti per organizzarci in coppie e la sfida ha inizio. A colpi di boccino, di manche in manche , le coppie prendono confidenza con i “segreti” del campo, ma i più forti sono loro: i simpatici Tommy e Annamaria di Adelfia!